Guido Gozzano scrisse queste venticinque fiabe dal 1909 al 1914 per il «Corrierino dei Piccoli» e un altro giornalino, «Adolescenza». Subito prima e subito dopo, quindi, la pubblicazione della principale raccolta, I colloqui (del 1911), con le li ...
Guido Gozzano scrisse queste venticinque fiabe dal 1909 al 1914 per il «Corrierino dei Piccoli» e un altro giornalino, «Adolescenza». Subito prima e subito dopo, quindi, la pubblicazione della principale raccolta, I colloqui (del 1911), con le liriche sue più note: La signorina Felicita, L'amica di nonna Speranza, Cocotte, Totò Merúmeni, e via dicendo. E tra queste e le fiabe vi è uno scambio fitto, di parole, di immagini, di luoghi della mente, di oggetti e suggestioni, di atmosfere e sogni, tanto da chiedersi se non siano le fiabe molto più congeniali a Gozzano di quanto si sia creduto; se non siano sbocco naturale, o propria incubazione dei contenuti del suo mondo poetico. Non seguono la lezione di Collodi ne quella di Capuana, non sono fiabe moraleggianti: Gozzano non innova, semmai ritorna alla fiaba classica, prevalentemente di ambiente medievale con fate, streghe e draghi, magie, incantesimi, tempi ciclici, meraviglie. E questa specie di ritorno all'archetipo, al semplice, una volta sospetto di manierismo o mestiere, attesta in realtà quanto prossimo fosse Gozzano allo spirito del fiabesco. Annullare il tempo, abbandonarsi al lato sognante, rifugiarsi nella malinconia dell'«incorruttibile», dell'«imperituro». Desiderare.
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